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Sembra risolto il dilemma sul perché Alessandro Impagnatiello cercasse su Google "come inviare messaggi WhatsApp programmati" due giorni dopo l'omicidio, nonostante abbia dichiarato di aver gettato il cellulare la notte stessa. Secondo ambienti investigativi, l'uomo cercava un modo di programmare da remoto le risposte ai suoi finti messaggi di disperazione inviati a Giulia dopo l'omicidio, nel tentativo di depistare le indagini.
Dai rilievi nella casa di Senago altre contraddizioni Dagli ultimi rilievi effettuati dai pm di Milano e dai carabinieri nella casa di Senago, nel Milanese, dove la ragazza è stata uccisa, emergono altre contraddizioni sulla dinamica dell'omicidio ricostruita dall'uomo durante la sua confessione. Gli inquirenti, inoltre, hanno definito il profilo di Impagnatiello come un "narcisista manipolatore".
Teste: "Impagnatiello e la madre si informarono sulle telecamere" Impagnatiello e la madre lunedì 29 maggio, due giorni dopo l'omicidio, sarebbero andati in un bar a qualche decina di metri dal luogo dove, nella notte tra il 31 maggio e il primo giugno, è stato trovato il cadavere, per chiedere informazioni sulla presenza di telecamere all'esterno del locale. Lo avrebbe confermato lo stesso gestore del locale sentito nelle indagini.
Il commento di Claudio Foti "Hanno vinto la verità e la giustizia, dopo quattro anni di gogna. Ho pianto, si è incrinato il teorema accusatorio". E' il commento di Claudio Foti, alla lettura della sentenza di assoluzione dal caso di Bibbiano, per i reati che gli venivano contestati nell'inchiesta sugli affidi. Foti, fondatore della onlus piemontese "Hansel & Gretel", è stato processato in abbreviato ed era considerato una figura chiave dell'inchiesta della Procura di Reggio Emilia. "Foti è stato riscattato di quattro anni di umiliazione e persecuzioni come uomo e come psicoterapeuta", ha commentato l'avvocato Luca Bauccio.
La Procura di Bologna: "Valuteremo se ricorrere in Cassazione" "La Procura generale leggerà le motivazioni della sentenza e all'esito valuterà se sussistono spazi per un ricorso in Cassazione. Sottolineo la piena sinergia tra la Procura di Reggio Emilia e la Procura generale. Ho applicato convintamente la dottoressa Valentina Salvi all'ufficio". Lo ha detto il procuratore generale reggente di Bologna, Lucia Musti, dopo l'assoluzione. L'accusa in secondo grado è stata condotta dal sostituto pg Massimiliano Rossi e dal pm Valentina Salvi, che ha coordinato le indagini dei carabinieri. "I colleghi Massimiliano Rossi e Valentina Salvi hanno lavorato in armonia con correttezza e professionalità", ha aggiunto Musti.
Il portavoce di Roma Pride "Abbiamo solo fatto una richiesta formale alla Regione e loro hanno risposto con la concessione a titolo gratuito del patrocinio. Non c'è stata un'interlocuzione precedente. Forse probabilmente dovevano un po' capire e conoscere quali erano le nostre istanze, che poi sono le stesse da anni, prima di accordare il patrocinio", ha aggiunto il portavoce del Roma Pride, Mario Colamarino, in merito al caso romano.
La revoca del patrocinio Dopo la decisione di revocare il patrocinio alla manifestazione Roma Pride 2023, la Regione Lazio ha fatto sapere di essere pronta a concederlo nuovamente se Mario Colamarino, presidente del Circolo Mario Mieli e portavoce del Roma Pride chiederà scusa: "Colamarino chieda scusa per la strumentalizzazione e la manipolazione, e immediatamente ridaremo il patrocinio. Ma non c'è spazio di mediazione per l'utero in affitto", quindi cancellando la parte dedicata alla pratica dell'utero in affitto. "Il gay pride dovrebbe essere la festa di tutti - ha detto il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca intervistato su Rtl 102.5 -Non potevo dare il patrocinio a chi rivendica una condotta (l'utero in affitto) che è considerata reato nel nostro Paese".
Le polemiche La decisione della Pisana era arrivata dopo le polemiche montate dall'associazione antiabortista Pro Vita & Famiglia "Mentre in Parlamento il centrodestra propone di rendere l'utero in affitto un reato universale, il presidente Rocca concede il patrocinio al gay pride che vuole legalizzare la maternità surrogata" aveva detto Jacopo Coghe portavoce dell'associazione.
Il caso del Milano Pride Intanto a Milano il Consiglio regionale della Lombardia ha bocciato, con 43 voti contrari e 23 favorevoli, la mozione per delegare un rappresentante dell'Aula a partecipare, indossando la fascia istituzionale, al Milano Pride 2023 in programma il prossimo 24 giugno. Il "no" è arrivato dopo che l'Ufficio di presidenza aveva già negato il patrocinio all'evento del 9 maggio. Nel testo, a prima firma del consigliere di Patto Civico Luca Paladini, si chiedeva "analogamente a quanto deliberato nel 2022" una partecipazione istituzionale alla manifestazione "al fine di ribadire l'impegno di Regione Lombardia volto a superare qualsiasi forma di discriminazione e disuguaglianza, promuovendo il pieno rispetto della dignità umana, per una società più giusta, più equa e inclusiva".
Come si muovevano le agenzie di telemarketing sanzionate Contattavano decine di migliaia di soggetti, senza che questi avessero mai rilasciato il necessario consenso, proponendo offerte commerciali di diverse compagnie energetiche, e poi giravano i contratti realizzati ad altre aziende che finalizzavano l'operazione per intascare le provvigioni. Per accrescere i guadagni proponevano anche, dopo poco tempo, passaggi inversi fra i diversi fornitori.
L'operazione Era un sistema collaudato quello stroncato da un'operazione condotta nel veronese e in Toscana in un'operazione congiunta del Garante della Privacy e della Guardia di Finanza, che ha portato per la prima volta al sequestro delle banche dati dei call center e colpito il "sottobosco" con sanzioni per le società coinvolte. Quello del telemarketing selvaggio è un fenomeno che continua ad imperversare, nonostante l'adozione del Registro delle opposizioni, e ora le associazioni dei consumatori chiedono che le aziende coinvolte vengano obbligate a risarcire gli utenti. L'operazione è scaturita da una segnalazione della Compagnia della Guardia di Finanza di Soave, in provincia di Verona, e ha permesso di individuare le quattro societa' interessate, oggetto di successivi accertamenti svolti dal Garante con il Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche.
Le società coinvolte Le due società venete, Mas s.r.l.s. e Mas s.r.l., sono state sanzionate rispettivamente per 200.000 euro e 500.000 euro. Avevano acquisito illegalmente le banche dati dei potenziali clienti e, una volta sottoscritti i contratti per le diverse compagnie energetiche, li giravano ad altre due società toscane, Sesta Impresa s.r.l. e Arnia società cooperativa, multate rispettivamente per 300.000 euro e per 800.000 euro. Queste ultime si occupavano dell'indebito inserimento nel database delle compagnie incassando le relative provvigioni, senza alcun formale incarico e in contrasto con la normativa sulla privacy. Attività che, in sintesi, costituiscono una delle varie forme del cosiddetto "sottobosco", più volte indicato dal Garante come causa dell'espansione del telemarketing illegale: un fenomeno che si alimenta con affidamenti ed attività al di fuori delle norme, ma anche per un insufficiente controllo da parte delle grandi aziende committenti.
L'utilizzo dello strumento della confisca - spiega il Garante - "è il segno di un ulteriore innalzamento della strategia di contrasto da parte dell'Autorità, che, da un lato, sta collaborando con gli operatori virtuosi del settore per l'approvazione di un codice di condotta, ma, dall'altro, non riduce la propria attività di controllo e repressione". Le associazioni dei consumatori plaudono all'operazione, ma chiedono nuove misure.
Gravi falle nel sistema "È necessario obbligare gli operatori scorretti a risarcire tutti i cittadini danneggiati", sottolinea il presidente Codacons, Gianluca Di Ascenzo, ricordando che a quasi un anno dall'entrata in vigore del Registro delle opposizioni, il problema non è stato risolto, a causa delle falle delle disposizioni che non si applicano ai call center stranieri o a quelli che agiscono fuori dai sistemi legali. In base ai dati raccolti dal Codacons, a fronte di 25 milioni di iscrizioni al Registro, il 66% dei cittadini iscritti continua a ricevere telefonate commerciali. "Per questi call center va disposta la sospensione dell'attività e, in caso di recidiva, la revoca dell'autorizzazione all'esercizio dell'attività, altrimenti non se ne esce", rincara la dose Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori.
Fermato il tentativo di rapimento, le due donne, di nazionalità romena, hanno chiamato i carabinieri della compagnia di Ferrara, che, intorno alle 21, si sono precipitati sul posto per iniziare immediatamente le indagini. Grazie all'identikit fornito dalle due, le forze dell'ordine hanno rintracciato un 25enne indiano, riconosciuto poi dalle vittime e da alcuni testimoni. Il rapitore è stato accompagnato in caserma per l'interrogatorio. Ai militari ha raccontato il motivo del rapimento: "Quella bambina non era la figlia di quella donna. Così l'ho presa per portarla via". La ricostruzione non ha però convinto gli inquirenti, che lo hanno denunciato per sequestro di persona aggravato dal coinvolgimento di un minore. I militari, inoltre, hanno appurato che il giovane indiano non conosceva madre e nonna della bambina.
La denuncia social - A pubblicare la notizia è il Corriere della Calabria. Tra i primi a diffondere il video sui social è Mimmo Gianturco, consigliere comunale di Lamezia. "Che la sanità calabrese abbia molte lacune è un dato di fatto - scrive su Facebook -, ma ora si sta veramente superando il limite della sopportazione". E aggiunge: "Chiaramente gli animali non c'entrano nulla. Il fatto è che risulta evidente lo stato in cui versa il sistema sanitario territoriale del comprensorio lametino. Bisogna reagire a questo totale abbandono". Gianturco poi conferma che "gli animali sono fuori dalla struttura ospedaliera. Nessuno gli ha fatto del male".
"Vicenda inaccettabile" - A stretto giro è arrivata la reazione del generale Antonio Battistini, commissario straordinario all'Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro: "Il video che da qualche ora sta circolando in rete, nel quale si vedono due cani randagi entrare da una scala all'interno di un reparto vuoto dell'ospedale di Lamezia Terme, mi ha lasciato senza parole". Battistini fa anche sapere di essersi recato personalmente al nosocomio per accertarsi "delle responsabilità di quanto accaduto e verificare le possibili dinamiche di una vicenda inaccettabile e surreale".
"Colonia di randagi fuori l'ospedale" - "Da primissimi riscontri - aggiunge il generale - sembra che i due cani siano entrati da una porta lasciata aperta dal personale che si avvicendava per i turni di notte. Una disattenzione inaccettabile, che non doveva verificarsi. Ma l'evidenza che mi è stata rappresentata con maggiore forza è il problema che nell'area verde dell'ospedale, molto vasta, risiede da anni una colonia di randagi, che il Comune di Lamezia Terme, nonostante innumerevoli segnalazioni, non ha mai inteso rimuovere, probabilmente per mancanza di luoghi nei quali collocare i cani. Durante il giro di controllo li abbiamo sentiti abbaiare nell'area retrostante i parcheggi ubicati dietro la struttura principale".
Le contromisure - "Il governo regionale - sostiene ancora il commissario dell'Asp catanzarese - sta facendo i salti mortali per tentare di rimettere in piedi il sistema sanitario della Calabria, e siamo consapevoli delle enormi difficoltà contro le quali dobbiamo quotidianamente scontrarci. Ma se i Comuni non ci danno una mano, anche in cose basilari come ad esempio la raccolta dei rifiuti o il controllo di colonie di cani randagi, diventa tutto davvero troppo complicato. Ho contattato immediatamente il sindaco di Lamezia Terme e rinnovato la richiesta di intervento. Oggi lo incontrerò per effettuare subito una ricognizione dei canili privati nei quali collocare i cani catturati, e ho avviato una verifica dei giri della guardiania, perché le porte di un ospedale non possono restare aperte senza alcun motivo. Il randagismo, inoltre, sta diventando anche un problema di sicurezza per i cittadini".
Ultimo aggiornamento: 06/06/2023 &b000000TuesdayTuesday; 21:15